I loghi, con l’impatto visivo dalla loro, trasmettono significati, rimandano a idee e a un immaginario specifico subito e facilmente senza l’utilizzo di parole. Da sempre permettono a tribù, culti, famiglie, istituzioni, gruppi, nazioni e associazioni di essere riconosciute immediatamente, con tutto quello che comporta.
Oggi, e nel nostro contesto digitale, i loghi li associamo principalmente a un’opera di design volta a caratterizzare un brand. Questo sia come dichiarazione della sua identità, sia come strumento per aumentare la sua notorietà.
In Italia c’è una ricca tradizione di design, con radici nella storia artistica e culturale, che si è declinata nel mondo del commercio, delle corporazioni, dei comuni, per sfociare ovviamente nel mondo della moda per esempio e di altri brand per come li conosciamo oggi.
Oggi ripercorriamo, in questa sfiziosa pillola divulgativa, i punti cruciali dell’evoluzione dei loghi nel nostro paese.
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Dagli stemmi al Campari
Come abbiamo appena accennato, i primi loghi più simili a quelli di oggi avevano uno scopi praticamente identici, almeno a livello superficiale: identificazione mercantile, sigilli personali, stemmi di famiglie nobili e simboli distintivi per botteghe e prodotti artigianali.
Il punto di svolta vero e proprio nel significato dei loghi ci fu nel corso del Novecento. Ad esempio aziende come Campari avevano già loghi che comunicavano anche valori che andavano al di là del prodotto e dell’azienda. Campari, ad esempio, a cosa si può associare?
Ovviamente all’aperitivo: e l’aperitivo a cosa si associa? Al tempo libero, certamente, al dopo lavoro, agli incontri con gli amici, all’occasione di aggregarsi per divertirsi, per scambiarsi idee, ma anche per incontrare possibili partner sessuali e sentimentali. È così quindi che un semplice logo che dovrebbe solo indicare un prodotto alcolico diventa il simbolo di aspettative e speranze piacevoli o si associa anche a ricordi.
Quindi cosa sceglierò di bere la prossima volta che andrò a fare aperitivo? Cosa sceglieranno probabilmente la maggior parte delle persone che ho intorno? Pensate di stare in un bar con il logo ben in vista, di aver visto pubblicità dove vengono rappresentati momenti simili a quelli che avete vissuto (o che vorreste vivere) a contatto con quel prodotto. Sceglierete il Campari o un altro prodotto dello stesso tipo, che magari potrebbe anche essere qualitativamente migliore o piacerci di più soggettivamente? La risposta, almeno di primo impatto, è abbastanza ovvia.
Questo è un esempio come tanti altri dell’importanza del design nel branding, di cui i loghi sono l’emblema.
L’evoluzione di Bruno Munari
Negli anni ’50 e ’60, l’Italia è un epicentro del design moderno. Bruno Munari è uno dei nomi più importanti in questo contesto. Designer come lui hanno rivoluzionato il concetto di logo, coniugando arte e funzionalità commerciale atta all’identificazione di un brand e alla sua memorabilità.
In questo periodo, aziende italiane come Olivetti e Pirelli hanno adottato loghi che riflettevano un’estetica minimalista e funzionale, simbolo di innovazione e qualità. Questa era segna un punto di svolta, dove il design del logo inizia a essere riconosciuto come un elemento chiave nella strategia di branding.
Design Marketing nell’era digitale
Con l’avvento del digitale, l’approccio al design dei loghi ha subìto un’ulteriore evoluzione. Così nasce il Marketing Design inteso come azioni e conoscenze basate sul design per pubblicizzare e brandizzare attraverso il design su più media e da più punti di vista, dall’aspetto di un sito legato all’UI e all’UX fino ai loghi.
La necessità di adattarsi a vari dispositivi e formati digitali ha portato a un’accentuata semplicità e versatilità. Loghi dinamici e modulabili, capaci di mantenere coerenza e riconoscibilità su schermi di dimensioni diverse, hanno iniziato a prevalere.
Inoltre, la digitalizzazione ha ampliato le possibilità creative, integrando animazioni e interattività.
Tendenze attuali nel design dei loghi in Italia
Nel loro concepimento si legano ancora di più a filosofie di immediatezza e riconoscibilità. Questo è possibile da un punto di vista sociologico grazie alla maggiore quantità di dati a cui si può attingere, legato ai nuovi sistemi per analizzarli ed elaborarli più facilmente ed esattamente. In questo senso i social, sia come approccio che tecnicamente, hanno spalancato il portone. Inoltre, per conoscere meglio le reazioni umane a forme e simboli, si approfondiscono sempre di più le neuroscienze, la semiotica e lo studio dei colori.
In linea generale i temi più sentiti sono la sostenibilità ambientale e produttiva, la chiarezza, la partecipazione e la personalizzazione. Questi temi, in più declinazioni possibili, si trasformano nei loghi che vediamo in giro e diventano basi per opere di rebranding.
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