Ecommerce C2B sta per Consumer-to-Business. È un modello di business che consente alle persone di vendere prodotti o servizi alle aziende. In questo caso quindi sono le persone a creare valore, che un’azienda può utilizzare per intraprendere un processo o acquisire un vantaggio competitivo.
Questo approccio è l’opposto della configurazione aziendale tradizionale, ma allo stesso tempo è quello che abbraccia di più sia le tendenze sociali sia quelle di marketing che stanno crescendo ultimamente. Infatti in tantissimi settori, a partire dai prodotti alimentari fino al campo assicurativo, le aziende cercano di coinvolgere il pubblico affinché sia proprio questo a modificare l’offerta o in certi casi addirittura l’immagine stessa dei brand.
Quindi possiamo dire che l’unidirezionalità del mercato e della pubblicità si inverte, nel caso dell’ecommerce C2B per come è adesso, ma in un prossimo futuro potrebbe diventare duale o funzionare esattamente come una rete. Un po’ come fa la blockchain.
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Esempi di ecommerce C2B
Nonostante il concetto di fondo possa proiettarsi al di là di quello che esiste oggi, la configurazione di ecommerce C2B coinvolge diversi approcci, alcuni dei quali sono sempre stati presenti. Ciò che cambia è la struttura alla quale si appoggiano aziende e privati.
- Un caso è quello delle piattaforme come Upwork. Qui i liberi professionisti (fornitori privati) grazie alla piattaforma entrano in contatto con le aziende, e viceversa, per offrire i loro servizi.
- Un altro caso di ecommerce C2B è l’affiliate, dove sono i privati a portare traffico alle aziende in cambio di percentuali su acquisti o iscrizioni.
- Poi ci sono le aste pubbliche inverse online. Parliamo di un tipo di asta in cui i ruoli di acquirente e venditore sono invertiti rispetto alle aste tradizionali. Dunque il venditore pubblica un annuncio per un prodotto o servizio che desidera acquistare e gli acquirenti fanno offerte per fornire il prodotto o servizio al prezzo richiesto dal venditore.
- Ancora, le pagine social di singoli influencer (che sono dei privati a tutti gli effetti) canalizzano attraverso i loro contenuti e la loro immagine una fetta corposa di utenti. Questo pubblico può essere a sua volta coinvolto facendogli conoscere un determinato prodotto o un’azienda, che pagherà l’influencer per parlare di lei. Quindi l’influencer diventa un fornitore privato di un servizio che offre all’azienda.
Questo ultimo esempio rappresenta una tendenza di mercato che favorisce lo sviluppo degli ecommerce C2B.
I social come valorizzazione dell’individuo nel mercato
Parlare di consumatore in senso stretto sta diventando sempre più obsoleto, così come lo è pensare a un mercato unidirezionale dove l’azienda fa la sua offerta e il pubblico può rispondere soltanto sì o no. Il passetto successivo è la trattativa, che è una pratica vecchia come il mondo. Un passo vero e proprio invece sono le aziende che fanno indagini di mercato mirate sulle persone per capire cosa desiderano e come venga loro fornito.
L’evoluzione è proporre un’offerta altamente flessibile e personalizzata, regolata da parametri diversi, mediata da mezzi di comunicazione avanzati e da processi automatizzati che facilitano e scremano le richieste. Entro certi limiti questo è possibile ed è ciò che sta accadendo.
Rappresenta questo l’ecommerce C2B: uno scambio duale tra persone e aziende, che si propongono di diventare una rete, affinché il mercato diventi ancora più dinamico e adattato a ciò che realmente serve in quel determinato momento.
I social sono già un mezzo che esprime maggiormente questo approccio, e lo fanno da quando sono diventati monetizzabili.
Infatti, se prima servivano solo per rincontrare i compagni di scuola o per condividere le proprie foto, oggi diventano il media dove l’individuo può creare una tendenza, apportare e stabilire un valore, il quale è vendibile arbitrariamente e che si rivolge a un bacino di utenza che in certi casi riesce a superare quello di piccole medie imprese.
Il potenziale dell’individuo perciò aumenta, e le aziende finiscono per prendere spunti, per adeguarsi e diventare clienti dei privati. Naturalmente possono farlo anche curando strategicamente la propria pagina social aziendale.
Vantaggi degli ecommerce C2B
Questa configurazione garantisce diversi vantaggi, specialmente ai privati.
La flessibilità è il primo, senza dubbio. Infatti le aziende e i venditori possono definire i propri parametri di guadagno, la durata dei servizi, la frequenza di pagamento o le date di fornitura del prodotto.
Poi i venditori privati hanno un potenziale di guadagno illimitato, perché possono lavorare quanto vogliono e fornire i loro servizi e prodotti a quante più aziende scelgono. Quindi non sono lavoratori dipendenti di una singola azienda. Nel caso degli influencer questa disponibilità a un limite dettato dalla propria immagine. Gli influencer infatti hanno un pubblico spesso definito e preciso, proprio perché la loro immagine propone determinati valori e non altri.
Ad esempio, se ho una pagina Instagram di ricette vegane non posso mettermi a vendere carne per conto di un’azienda…
Inoltre non è detto che un influencer possa proporre più aziende in competizione tra loro. Ma questo è da vedere, perché ci sono casi di confronti pro e contro che bilanciano gli equilibri e permettono agli utenti di scegliere. Sempre nell’ottica della valorizzazione dell’individuo del mercato, infatti, sta cambiando anche l’ottica di competizione tra e le aziende stesse.
Questo concetto rappresenta un altro vantaggio del modello di business dell’ecommerce C2B.
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