Oggi basta un prompt per farsi generare un video con AI direttamente dalla propria stanzetta. In qualche minuto – e al prezzo impercepibile di qualche token e di un po’ di energia – addio camere, location, attori, montaggio, regia, troupe, spostamenti… addio grosse spese.
Può sembrare questa la promessa al mercato mondiale. La probabile condanna per milioni di persone che realizzano video professionali, che girano spot, documentari, reel, pubblicità, eventi, che si occupano di post-produzione… e che si devono preoccupare non solo dei modelli di AI generativa.
Infatti l’intelligenza artificiale attraverso l’automazione delle videocamere entra a gamba tesa anche nella fase di produzione fisica.
Ma i video fatti con AI hanno davvero il potenziale di sostituire il lavoro e la creatività di videomakers, content creators, montatori, attrici e attori? Oltre alle straordinarie capacità tecniche che ha l’intelligenza artificiale, i risultati che restituisce sono davvero così efficaci e convenienti da rappresentare una minaccia concreta? Le persone riconoscono la differenza tra video con AI e video reali? Apprezzano i video con AI?
Gli strumenti sempre più raffinati estendono (o riducono) la realizzazione video alla portata di chiunque neutralizzando sul serio le qualità dei professionisti?
Indice dei contenuti
Cosa può fare l’AI nel mondo video (e cosa no)
Il mondo video è stato già rivoluzionato diverse volte. Pensa banalmente al digitale, agli smartphone e ai social, che hanno fatto scoppiare il formato verticale e che hanno ridisegnato alcuni canoni della narrazione di massa, influenzando durate, scelte di regia e di montaggio. Oppure pensa al fatto che da più di un decennio si può girare un film con il cellulare.
Questo ha mandato a casa le produzioni cinematografiche? Non ci risulta.
L’AI è unica ed è giusto che spaventi e che ci poniamo interrogativi. Ma come l’IA può sostituire alcune figure in alcuni ambiti, in altri le stesse possono dominarla, sfruttarla come assistente, e continuare a realizzare video mettendoci la propria umanità e senza perdere il lavoro.
La generazione e il montaggio con AI
AI generative come Sora, Runway o Midjourney creano video relativamente realistici da semplici prompt testuali. Hanno ancora limiti molto evidenti e ci vogliono tanti tentativi e competenze particolari per avere risultati buoni. Quindi non è vero che bastano pochi minuti per avere il prodotto.
I modelli vanno anche personalizzati, i prompt vanno scritti bene: ci vuole impegno e tempo. Ma è anche vero che le capacità dei modelli migliorano a ritmo esponenziale.
Poi ci sono strumenti come Descript e Wisecut che tagliano pause, montano i jumpcut, aggiungono sottotitoli… quindi un montatore junior in senso tradizionale è già obsoleto in diversi contesti. E naturalmente ci sono altre AI che fanno upscaling, color, animazioni e transizioni.
Tutti questi strumenti vengono già utilizzati da creator, agenzie e aziende per avere contenuti economici e pronti all’uso, quasi sempre destinati ai social.
Automazione delle riprese: la regia è già robotica?
Un’altra frontiera meno visibile ma molto rilevante (forse più dei modelli) è l’automazione delle videocamere intelligenti:
- Le camere AI infatti possono tracciare volti, spostarsi, zoomare e comporre l’inquadratura.
- Sistemi multicamera per eventi possono montare in diretta, alternando punti di vista in base ad audio e movimento.
- E, nei set più avanzati può suggerire angolazione e stacchi.
In sostanze alcune videocamere possono agire già come robot. Anche qui, come con i modelli, non parliamo di tecnologie perfette che agiscono indipendentemente dall’intervento umano. E allo stesso tempo ancora dobbiamo fare i conti con evoluzioni apparentemente esponenziali e inevitabili.
Ma davvero il progresso tecnologico dell’AI in campo video porta a un unico risultato, ovvero la sostituzione dell’umano? E soprattutto, i video con AI piacciono alla gente?
Le persone e i clienti voglio davvero video fatti con l’AI?
Chi fruisce dei video o li compra – che sia azienda, ente o libero professionista – cosa cerca davvero?
Spesso il video è solo una parte di una strategia di marketing digitale, di una campagna pubblicitaria, di un sito web: tutti prodotti e azioni che necessitano di competenze professionali specifiche. E i video devono comunicare oltre l’estetica. Devono suscitare emozioni, devono coinvolgere, devono trasmettere l’identità di un brand.
Per garantire questi effetti la messa in scena non può essere meccanica. E i risultati non possono essere incoerenti con altri elementi. Se per esempio ti sei fatto fare il sito da una web agency, ficcarci un video con AI può cozzare di brutto. Stesso discorso vale se professi valori di autenticità in un video palesemente fatto con l’AI.
Un conto è impressionare, un conto è arrivare davvero alle persone sovrapponendo elementi didascalici a una narrazione tra le righe: è questa a parlare a strati più profondi della coscienza, arrivando all’emozione ed evocando l’istinto. Quindi l’azione.
I video con AI (almeno oggi) anche se realistici appaiono artificiali, anche a chi non se ne accorge. E il distacco si sente.
Quindi anche chi preferisce risparmiare e sostituisce il più possibile i professionisti con l’AI, spesso sa che sta facendo un sacrificio, dove rischia di perdere credibilità e fedeltà di una grossa fetta di persone.
Per alzare un polverone può bastare un dito di troppo
Hai visto che spesso i modelli di AI hanno delle allucinazioni? Chi decide di prodursi video con AI e non ha lo sguardo di un professionista (né la cognizione che questo ha dello spettatore) può non accorgersi di difetti evidenti nei video oppure sottovalutare l’effetto di un prodotto approssimativo.
In sostanza c’è chi potrebbe decidere di pubblicare video con AI dove per qualche secondo una persona realistica ha un dito di troppo. Basta che qualcuno se ne accorge e commenta per alzare un polverone. Ad alcuni potrà non importare, ma molti che non se ne sarebbero mai accorti ci faranno caso, e questo potrà condizionare il loro giudizio e la loro percezione.
E devi ricordare che il legame tra tecnica e percezione non è sempre preciso e stabile. Un video in HD può essere estremamente più comunicativo di un video in 4K. E le ragioni stanno in mano a tanti fattori ogni volta relativi al contesto, incluse soprattutto le spettatrici.
Ma chi rischia davvero di andare a casa? Montatori, operatori o registi?
Non esiste un solo tipo di videomaker: c’è chi gira, chi monta, chi dirige, chi fa un po’ di tutto da solo. Quando si parla di rischio sostituzione, quindi, bisogna saper distinguere bene.
I più esposti sono i montatori basic, quelli che eseguono tagli semplici, sottotitoli, che usano musiche stock e che fanno adattamenti per social. Questi oggi sono già effettivamente sostituibili ad occhi chiusi. Per contenuti e interventi di questo tipo, la macchina è già una soluzione reale e diffusa.
Anche gli operatori che fanno solo presa diretta statica rischiano sempre di più di essere sostituiti e affiancati come minimo da videocamere intelligenti, regie automatizzate e tracciamento con AI. Quindi la capacità dell’operatore poco esperto, già può essere neutralizzata da questo strumenti.
Ma è ancora insostituibile chi dirige un set, chi costruisce narrazioni affidandosi a ricerche di mercato, al proprio gusto e alle proprie esperienze, chi lavora con attori. È insostituibile chi si propone come videomaker e sa ascoltarti e capire cosa ti serve e come.
Ma soprattutto chi si adatta.
I video con AI ci minacciano se smettiamo di imparare
Quando si parla di intelligenza artificiale dobbiamo sempre considerare che parliamo di uno strumento. E nello specifico, ricordiamoci sempre che le generazioni di video con AI costano energia, e più sono complessi, più gente se li fa generare, più costeranno.
L’insostenibilità digitale e dell’AI generativa è realtà, e potrebbe dare una severa battuta d’arresto a un progresso apparentemente inarrestabile, specialmente se non si punta a fonti energetiche alternative e solide.
E poi diciamoci le cose fuori dai denti: software come Premiere hanno mandato a casa chi faceva solo i tagli analogici e le mirrorless hanno mandato nei ripostigli schiere di macchine a spalla.
Quindi un po’ di sostituzione c’è e ci continuerà ad essere per alcuni aspetti. E la differenza è tra chi si adatta e chi vuole smettere di imparare.
I video fatti con AI possono essere utilizzati come bozze da mostrare al cliente o come storyboard animati. Strumenti di intelligenza artificiale possono assistere in fasi automatiche e noiose come trascrizioni, sincronizzazioni e selezione take.
Poi a capire come usare questi spunti ci saranno sempre una o più teste umane, che si applicheranno in realizzazioni rivolte a contesti culturali, sociali e narrativi che un’AI può provare a emulare ma che non potrà mai cogliere con l’occhio di un professionista sensibile, abile, pratico e appassionato.
In quest’ottica dunque il professionista non è sostituito e neanche vede nell’AI un concorrente assoluto: ma una dinamica di mercato come altre, che può essere aggirata con approcci creativi che mirano a stabilire una percezione preferibile dai clienti e dagli spettatori, e a realizzarla fedelmente.