Il Web 3.0 (che puoi approfondire qui) è la promessa di sovranità digitale delle persone e delle nazioni, in contrapposizione alla centralizzazione da parte delle Big Tech. Un approccio che dunque propone proprietà e controllo sui proprio dati personali, attraverso utilizzo di blockchain e altre tecnologie emergenti.
Fin qui sembra tutto vantaggioso, ma anche questo approccio e le relative tecnologie presentano dei limiti. Limiti che bisogna analizzare e che meritano approfondimento: osservazioni con occhio critico con lo scopo di individuare e stimolare proposte che possano migliorare i problemi osservabili oggi.
Cosa ci divide ancora da una decentralizzazione di massa? È davvero una scelta proficua? Cosa si può fare e cosa si sta facendo per limare i limiti che ne impediscono la sostenibilità? Scopriamo tutto con un’analisi delle attuali criticità della decentralizzata: i 6 limiti del Web 3.0.
Indice dei contenuti
1) Il Web 3.0 è ancora poco accessibile
Una delle principali criticità del web decentralizzato è la scarsa accessibilità per il grande pubblico. Molte delle piattaforme basate su blockchain o altre tecnologie decentralizzate richiedono competenze tecniche avanzate per essere utilizzate. Inoltre, l’interfaccia utente di molte applicazioni decentralizzate non è ancora all’altezza delle piattaforme centralizzate, rendendo il web decentralizzato poco invitante per chi cerca un’esperienza semplice e intuitiva.
In più tutto questo è ignoto alla maggior parte della popolazione.
2) Per ora presenta problemi di scalabilità e performance
Le tecnologie che sostengono il web decentralizzato soffrono di problemi di scalabilità. Una rete decentralizzata deve elaborare enormi quantità di dati distribuiti tra diversi nodi, il che può rallentare il sistema e limitare il numero di transazioni gestibili simultaneamente. Questa inefficienza non consente di competere ancora con le piattaforme centralizzate, che offrono prestazioni in media nettamente più elevate.
3) Il Web 3.0 potrebbe non essere tanto sicuro
Il web decentralizzato protegge privacy e sicurezza, ma sebbene riduca il rischio associato ad attacchi ai server centrali, introduce nuove vulnerabilità. La mancanza di un’autorità centrale rende difficile rispondere in modo rapido ed efficace agli attacchi informatici. Inoltre, gli utenti sono spesso responsabili della protezione delle proprie chiavi crittografiche, il cui smarrimento o un furto può comportare la perdita irreversibile di dati o fondi.
4) Vuoto normativo
Il vuoto normativo che circonda il web decentralizzato è un problema rilevante. La decentralizzazione rende complessa l’applicazione delle normative e il controllo di eventuali abusi. Ad esempio: chi è responsabile della moderazione dei contenuti illegali in una piattaforma completamente decentralizzata?
La risposta oggi non si ha, il che influisce negativamente sull’affidabilità della finanza decentralizzata.
Ed è un problema quindi che si riflette pure nella gestione interna delle piattaforme. Il rischio è che senza meccanismi adeguati di consenso, le decisioni possono essere monopolizzate da gruppi di utenti con maggiore potere. E questo ci porta al paradosso del Web 3.0.
5) Concentrazione del potere: il paradosso del Web 3.0
Nonostante l’obiettivo di distribuire equamente il controllo, in molti casi si osserva una nuova concentrazione del potere. È questo il paradosso.
Ad esempio, nella governance delle blockchain pubbliche, gli utenti con un maggiore numero di token possono esercitare un’influenza sproporzionata nelle decisioni, compromettendo i principi stessi della decentralizzazione.
Inoltre, la creazione e il mantenimento di reti decentralizzate spesso dipendono da grandi organizzazioni o consorzi, che possono di fatto controllare l’ecosistema.
6) Il consumo energetico
Per ultima, ma non meno importante, poniamo la questione del consumo energetico. Da un punto di vista della sostenibilità, il Web 3.0 agisce sugli aspetti sociali ed economici, ma su quelli ambientali ed energetici? Oggi rimane evidente il problema legato alla crescita sostenibile delle strutture che permetterebbero una decentralizzazione ad ampio raggio. Per esempio solo la rete Bitcoin consuma quanto il fabbisogno energetico di una nazione come il Belgio.
È facile da qui comprendere che questa insostenibilità limita la crescita e la diffusione delle decentralizzazione.
Se non ci sarà una congiunzione tra Governi e Big Tech per fonti di energia alternative, la macchina produttiva continuerà a muoversi dove andrà il profitto, in automatico… almeno fino a quando non si arriverà a un punto critico o fino a quando queste alternative non verranno appunto incoraggiate universalmente dai vertici dell’ecosistema economico.