cina bot deepseek

L’urlo di DeepSeek terrorizza anche l’Occidente

L'arrivo di DeepSeek oltre a sconvolgere il mercato tecnologico mondiale, sfida la maniera occidentale di fare AI. Nonostante le accuse, trapela una lezione: l'AI può essere più economica ed efficiente. Accelera la corsa tecnologica, come ce ne sono state tante altre: ma cosa c'è stavolta al traguardo?
7 Febbraio 2025

20 gennaio 2025, DeepSeek rilascia il modello AI DeepSeek-R1. Si capisce subito che sta al livello di GPT-4. Di per sé questo non basterebbe a scuotere Open AI… se non fosse che per sviluppare, addestrare e alimentare DeepSeek-R1 ci vogliono circa 5,58 milioni di dollari e 2.000 GPU. Significa che il modello di AI cinese approssimativamente costa il 90% in meno e spreca 1/8 delle risorse. Ed è anche open-source.

L’AI cinese così sconvolge il mercato tecnologico mondiale ad alti livelli. Diverse nazioni occidentali corrono ai ripari, vietando e accusando DeepSeek.

DeepSeek brucia NVDIA in borsa

Dopo il rilascio del modello cinese, Nvidia ha registrato una perdita di circa 600 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato. Parliamo di un impatto sia pesante che significativo. In effetti la possibilità di sviluppare modelli di intelligenza artificiale avanzati con risorse limitate potrebbe ridurre la dipendenza da grandi investimenti in data center e soprattutto in GPU e microchip avanzati: il core business di NVDIA.

fumo su hardware chip

Ma potrebbe essere un fuoco di paglia

Il costoso crollo in borsa, d’altra parte, potrebbe essere solo frutto di uno spavento iniziale. Nvidia forse non accuserà il colpo per 3 ragioni:

  1. Le big tech che hanno già i loro modelli AI lavorano allo sviluppo di soluzioni più innovative e potenti.
  2. I costi minori di sviluppo incoraggiano altre aziende a creare le proprie AI generative.
  3. Più attori entrano in gioco, più si frammenta la competizione.

In diversi casi quindi la domanda di GPU e microchip avanzati può salire. Basti pensare che già nella prima metà del ’24 Elon Musk ha lanciato Grok-1 sotto licenza Apache 2.0: anch’esso un modello open-source, meno accessibile di DeepSeek però. Intano Meta Platforms, Amazon e Alphabet stanno investendo nello sviluppo e nell’adozione dell’intelligenza artificiale generativa.

La minaccia economica di DeepSeek, almeno in quest’ottica, sembra mancare di una vera presa.

DeepSeek nel mirino per l’etica e privacy

28 gennaio 2025. Il Guardian diffonde le testimonianze di alcuni utenti. Secondo le fonti riportate nella notizia, se poni a DeepSeek domande su Piazza Tiananmen e Taiwan, il modello si comporta così: prima fornisce risposte dettagliate, poi le elimina subito sostituendole con messaggi generici o di errore. In parallelo, altre analisi tecniche riportate su Wired, sostengono che DeepSeek implementi un sistema di censura a due livelli: il modello genera una risposta e successivamente un filtro valuta il contenuto, eliminando le parti ritenute inappropriate. Questo meccanismo è presente sia nell’applicazione ufficiale che nelle versioni open-source eseguite localmente, indicando che la censura è integrata nel modello stesso.

D’altra parte, la censura dell’AI cinese si può aggirare in una buona misura, ponendo le domande in maniera diversa, utilizzando caratteri speciali e altri linguaggi. Ma questo non basta a togliere DeepSeek dal mirino.

Indagini e blocchi delle nazioni

30 gennaio 2025. Il Garante della Privacy italiano blocca temporaneamente DeepSeek perché non c’è trasparenza su quali dati vengano raccolti, sulle loro fonti, sulle finalità del trattamento e sulla possibile conservazione di dati personali su server in Cina.

Anche in Nord America e in Europa si indaga.

La Feroot Security (azienda di cybersecurity canadese), condivide i risultati della sua ricerca con l’Associated Press: il sito web di DeepSeek contiene un codice che potrebbe inviare informazioni di login degli utenti a una compagnia statale, la China Mobile. Non sono state osservate trasmissioni di dati durante gli accessi dall’America del Nord. Ma non si esclude che questo si possa verificare.

La francese CNIL e il DPC Irlandese intanto avviano indagini autonome.

stanza buia mirino camera deepseek into darkness

3 febbraio 2025. In Italia il Garante della Privacy ordina a DeepSeek di bloccare il suo chatbot dopo che l’azienda ha fornito risposte insufficienti rispetto ai tipi di dati raccolti, alle fonti, alle finalità e alla localizzazione dell’archiviazione dei dati.

5 febbraio 2025. Il Ministero dell’Industria della Corea del Sud blocca l’accesso a DeepSeek. Enti come la Korea Hydro & Nuclear Power e il Ministero della Difesa aderiscono.

L’Australia vieta l’utilizzo di DeepSeek su tutti i dispostivi governativi. La Cina risponde accusando l’Australia di “discriminazione ideologica” e di azioni politiche. Sulla stessa linea viaggia Taiwan, mentre lo stato del Texas impone limitazioni, proprio negli Stati Uniti, dove già si propone un disegno di legge per imitare l’Australia.

Open AI: “DeepSeek ci ha plagiati”

Su questa onda OpenAI accusa DeepSeek di violazione della proprietà intellettuale. Open AI sostiene che DeepSeek-R1 si addestri a spese della concorrenza attraverso una tecnica chiamata “distillazione del modello”. In parole povere, i cinesi sono accusati di plagiare gli americani.

Questa accusa deve ancora essere verificata… ma il Times già ne parla.

Ogni nazione dovrebbe avere la sua sovranità digitale?

L’avvento di DeepSeek quindi preoccupa a livello politico. Il timore è che le AI estere possano esporre i dati dei cittadini a giurisdizioni straniere. Da questo punto di vista sono a rischio la privacy, la sicurezza nazionale e la sovranità digitale delle nazioni.

Se si continua ad alimentare questa dinamica, le nazioni si chiuderanno sempre più a riccio. La questione potrebbe sfociare in moti di nazionalismo digitale, con la creazione di modelli propri, oppure in iniziative individuali, visto che DeepSeek ha appena dimostrato che costa di meno creare modelli…

Oppure potrebbe intensificarsi la polarizzazione tra Open AI e DeepSeek, riducendo la questione a “USA vs Cina”, con un maggiore arroccamento del monopolio centralizzato delle big tech occidentali.

Forse il pericolo non è DeepSeek in sé, ma come si compete

La competizione che innesca DeepSeek non preoccupa solo a livello economico e politico. È la competizione stessa, forse, a essere più preoccupante del conflitto. Se l’AI continuerà a essere una forza negli equilibri geopolitici, se ne avrà sempre più fiducia. Così, secondo critici come Evgeny Morozov, c’è il pericolo di un tecno-utopismo, ovvero che si innesti la convinzione che l’innovazione tecnologica possa risolvere tutti i problemi e migliorare la condizione umana.

Un esempio delle illusioni a cui assistiamo è il paradosso dei consumi: utilizzare massivamente l’AI per migliorare l’efficienza energetica (quindi ridurre i consumi) porta ad aumentarli. Paradosso che ci apre alla narrazione stessa che favoriscono i singoli modelli generativi. Una fiducia eccessiva nella loro efficacia ci fa credere che i risultati delle loro risposte siano sempre più autorevoli e completi. Invece, oltre a esserci una disuguaglianza nell’accesso alle tecnologie, nessun modello distribuito in larga scala è perfetto, privo di bias culturali, limiti e censure: occidentale od orientale che sia.

bandiere cinese e USA

Il mondo non cambia mai (?)

A volte ci può sembrare che il mondo si sia trasformato radicalmente perché tecnologia e media si sono sviluppati a ritmo esponenziale nel giro di 20 anni, ma certe dinamiche restano immutate: Oriente e Occidente non si fidano l’uno dell’altro, hanno una visione del mondo diversa e si sfidano.

DeepSeek propone un modello open-source economico ed efficiente, dimostrando che il monopolio dell’AI può sfumare in un ibrido tra il socialismo e il capitalibertismo. Così si contrappone chiaramente alla tecnocrazia elitaria e al corporativismo algoritmico rappresentato da Open AI, legata a doppio filo con gli USA. L’idea di intelligenze artificiali utilizzate a scopi propagandistici, disinformativi e per spionaggio non è tanto distante da quello che accadeva tra Russia e Stati Uniti durante la Guerra Fredda.

Però l’intelligenza artificiale è un mezzo inedito e molto potente: è qui la differenza.

Attraverso dinamiche antiche, si rischiano conseguenze che potrebbero cambiare davvero il mondo.

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