Quante ore lavorare al giorno per essere produttivi? Da decenni si considera la giornata da otto ore come lo standard universale: otto per lavorare, otto per vivere, otto per dormire.
Ma ormai questo equilibrio si è incrinato, tra lavoro online da casa, connessioni costanti, comunicazioni extra e riunioni alle quali (diciamoci la verità) potremmo pure non partecipare.

Sempre più freelance, dipendenti e aziende, fortunatamente si chiedono se abbia ancora senso misurare l’operato in base al tempo trascorso davanti a uno schermo. A dimostrare la fallacia di questo punto di vista ormai ci sono milioni di esperienze empiriche ma anche ricerche scientifiche e casi studio. La quantità non è necessariamente sinonimo di qualità… anzi! Esiste un numero di ore di lavoro ideali oltre il quale l’efficienza cala e lo stress cresce.
Oggi andiamo ad analizzare dati, studi, modelli di lavoro e riflessioni che possono ridisegnare il concetto stesso di giornata lavorativa. Cerchiamo di capire quante ore servono davvero per lavorare bene, vivere meglio e restare creativi.
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Cosa dicono i dati sulla produttività e le ore di lavoro
Quindi più tempo in ufficio non implica automaticamente migliori risultati. In effetti sono minimo 10 anni che diverse ricerche stanno dimostrando che la produttività umana segue un andamento curvilineo: cresce fino a una certa soglia di ore e poi crolla. Ci puoi mettere tutta la volontà e la follia che vuoi: potrai continuare a produrre, ma lo farai peggio; e se non lo farai peggio, pagherai un prezzo a livello di salute fisica e mentale.
Secondo una ricerca dell’Università di Stanford, dopo le 50 ore settimanali la produttività cala drasticamente e oltre le 55 ore diventa quasi nulla. In termini pratici quindi significa che chi lavora 70 ore ottiene circa gli stessi risultati di chi ne lavora 55.
Pensaci: 15 ore sacrificate per nulla che avresti potuto impiegare a godere la vita.
La settimana lavorativa di 4 giorni in Islanda e Regno Unito
Ti piacerebbe lavorare da Lunedì a Giovedì? In Islanda e in Regno Unito l’anno scorso hanno sperimentato la cosiddetta “settimana corta”: risultati? Riducendo le ore lavorative non diminuiscono le prestazioni: al contrario, i lavoratori hanno mostrato livelli più alti di concentrazione, motivazione e soddisfazione.
Ci hai mai pensato che le ore effettive di produttività sono meno di quello che si crede?
Mediamente in tantissimi uffici di tutto il mondo le ore di lavoro concentrato saranno appena 4/4 e mezza, visto che il resto del tempo è assorbito da riunioni, notifiche, distrazioni, comunicazioni fuori orario e viaggi casa-lavoro/lavoro-casa. Va a finire che siamo impiegati e impegnati più del doppio del tempo effettivo in cui guadagniamo la pagnotta.

Allora forse il rapporto tra produttività e ore di lavoro va messo in discussione. Forse il segreto non è lavorare più ore (e neanche incoraggiare a farlo). La soluzione forse è lavorare meglio.
Il numero ideale di ore per lavorare bene (secondo la scienza)
Secondo diverse ricerche la soglia ottimale di concentrazione umana si colloca tra le 4 e le 6 ore di lavoro intenso al giorno.
Uno studio condotto dall’Università di Melbourne – e diffuso da The Guardian – ha evidenziato che dopo circa 5 ore di impegno mentale continuo, la capacità di ragionamento e problem solving diminuisce drasticamente. Oltre questa soglia si lavora “in difesa”: in altre parole, per inerzia, contro voglia, col corpo e la mente che si rifiuti di darti il massimo.
Anche lo psicologo Cal Newport – autore del saggio Deep Work – definisce questo intervallo il tempo di massima resa cognitiva: poche ore di attenzione totale valgono più di intere giornate dispersive.
Nella pratica quindi le ore di lavoro ideali al giorno non coincidono con le canoniche otto. C’è da dire che non tutti i lavori sono uguali: lavori esecutivi al pc sono molto diversi da lavori manuali, creativi o gestionali. Ma in generale riservare 4-5 ore di focus pieno può farti ottenere in ogni caso risultati migliori e un equilibrio più sano tra produttività e benessere.
Lavorare troppo fa male! Lo dice anche l’OMS…
Alla faccia di chi mi darebbe del pigro, il confine tra dedizione e sovraccarico è sempre più sottile. In tanti, spinti dal desiderio di performare e di non “rimanere indietro”, finiscono per lavorare troppo oltre la propria soglia di benessere. Su questo la scienza è chiara: lavorare troppe ore non solo riduce l’efficacia del proprio operato ma danneggia la salute.
L’OMS infatti – nel primo studio mondiale che si è fatto per quantificare in modo sistematico i decessi e le malattie correlate alle lunghe ore di lavoro – ha evidenziato una correlazione diretta tra più di 55 ore di lavoro settimanali e un rischio maggiore di disturbi cardiovascolari, ansia cronica e depressione.
Il cosiddetto burnout lavorativo è diventato una piaga dei nostri giorni: la maggiore causa di assenteismo, licenziamenti e calo di performance nella aziende digitali.

E naturalmente quando si lavora troppo ci sono effetti negativi sulla qualità del sonno e sulla capacità di concentrazione. Per questo l’equilibrio vita-lavoro dovrebbe essere più bilanciato.
Per questi motivi si dovrebbe cercare il benessere lavorativo, più che direttamente la performance.
Strategie pratiche per trovare il tuo ritmo ideale
Se sei qui per capire quante ore si dovrebbe lavorare al giorno e ti aspettavi un prontuario generale… deluditi pure, per ora. La tua sfida in questa ricerca adesso è capire quanto lavorare per stare bene e rendere. Un metodo efficace per fare questo è imparare a riconoscere i propri picchi di energia: per molti, la concentrazione massima arriva nelle prime ore del mattino; per altri, nel tardo pomeriggio. Ritagliare le ore di massima resa per i compiti più complessi ti permette di ottenere risultati migliori in meno tempo.
Le neuroscienze mostrano che il cervello riesce a mantenere attenzione profonda solo per blocchi di circa 90 minuti, dopo i quali serve una pausa di minimo 10-15 minuti. Alla luce di questo, scandisci il tuo ritmo considerando il riposo una parte fondamentale del tuo allenamento.
L’IA in questo è un’ottima alleata
L’intelligenza artificiale – se usata per automatizzare processi ripetitivi e prevedibili – può diventare un’alleata potentissima del nostro benessere lavorativo. Il nuovo paradigma infatti non è lavorare di meno ma lavorare meglio. Ed eliminare le ore superflue attraverso l’automazione intelligente è un passo concreto per realizzare questo concetto.
Il futuro del lavoro potrebbe non essere scandito dalle lancette, ma solo dai risultati.

Meno ore, più valore?
Quindi quante ore bisognerebbe lavorare al giorno? Non esiste una risposta universale. Ma le ricerche dimostrano che l’efficacia non si misura in quantità di ore ma nella qualità del tempo. Perché è questa che genera risultati ottimali e soprattutto sostenibili.
Infatti non ha senso spremere un dipendente per due anni e poi vederlo andare via perché va in burnout: è una mossa dannosa per te, per l’altro e per tutta l’azienda nel complesso.
Meno ore rigide e un maggiore focus sul risultato possono espandere il valore che riusciamo a creare dentro e fuori il lavoro, innescando un circolo virtuoso di benessere e produttività.




