Passare alla Dark Mode è seducente. Passare alla Dark Mode ti evita gli abbagli. Bisogna scegliere sempre la Dark Mode.
No: né è sempre corretto né stiamo parlando del lato oscuro di Star Wars. Rimane universale che solo i Sith vivono di assoluti. E Anakin mica ha fatto una bella fine. Per sopravvivere bene tocca essere meno assolutisti, anche riguardo a scelte nette come la Dark Mode.
Parliamo della modalità scura sui siti web e sulle app, sia da desktop che da mobile. Oggi la approfondiremo sia da un punto di vista della fruizione ma soprattutto per chi è dietro le quinte, toccando in particolar modo il suo impatto sull’ottimizzazione per i motori di ricerca: la famosa SEO, che sfocia un po’ tutti gli ambiti compresi il web design, l’esperienza dell’utente e via dicendo.
Perché amiamo così tanto la Dark Mode?
Da una parte perché i cattivi sono quasi sempre più interessanti degli altri personaggi. Poi possiamo osservare che l’adozione della Dark Mode per la visualizzazione dei siti web e le app negli ultimi anni è aumentata in maniera esponenziale, tanto che fa parte della quotidiana esperienza sul web di moltissimi utenti trasversali.
A confermare e quantificare questa crescita, ci sono alcune statistiche che riguardano Chrome, Android e iOS:
- il 22% del traffico web a livello mondiale su Chrome, include persone che scelgono”prefer-dark” sull’impostazione del browser.
- Secondo un’indagine compiuta da Android, l’81,9% di 2500 utenti intervistati utilizza la Dark Mode su app e dispositivo, mentre il 9,9% alterna tra modalità chiara e scura.
- Si stima che una percentuale tra il 55% e il 70% degli utenti iOS utilizzi la Dark Mode. Inoltre, l’uso della Dark Mode per visualizzare le mail dal 202o al 2022 è passato dal 29% al 40%: un altro indicatore importante della crescente preferenza degli utenti per il lato oscuro.
Utenti, che i team di sviluppo vorranno soddisfare, dovendo fornire la migliore fruibilità possibile da tutti i punti di vista; tenendo conto – lo capisci – degli algoritmi dei motori di ricerca e dell’accessibilità. In altre parole: il sito o l’app in Dark Mode si deve vedere bene e tutti lo devono vedere bene. Così il sito e l’app avranno maggiori possibilità di essere trovate, navigate a lungo e con piacere.
1) Comfort visivo e riduzione dell’affaticamento oculare
Questi sono tra i vantaggi preferiti. Schermi troppo luminosi e sfondi bianchi, soprattutto in una stanza di notte, stancano gli occhi e possono causare mal di testa. Certo: sappiamo che prima di andare a dormire non bisognerebbe esporsi agli schermi, così come non è l’ideale lavorare di notte al pc… ma tanto lo facciamo un po’ tutti. Quindi, passa alla Dark Mode per evitare questo:
2) Risparmio energetico
Eh sì: la modalità scura aiuta pure a risparmiare e di base ci guadagnano tutti.
La batteria del pc o dello smartphone dureranno di più, dovrai caricare di meno, quindi consumi meno energia elettrica, quindi sprechi di meno, quindi riduci (anche se in piccola parte, non illudiamoci) l’impatto ambientale.
3) Estetica figa
L’occhio fa la sua parte e la modalità scura può piacere anche per una questione di design. Alcune interfacce di siti web e di applicazioni in effetti con la modalità scura acquisiscono un aspetto elegante, sofisticato e moderno. Alcuni contenuti – come immagini e video – possono risaltare meglio, così come elementi grafici.
Il lato oscuro della Dark Mode
Abbiamo detto che non vogliamo vivere di assoluti oggi. Ci è poco utile abbracciare troppo un solo punto di vista. La Dark Mode ci piace tanto, ma dobbiamo anche sapere perché può non piacere e quando può creare problemi.
1) Difficoltà di lettura per testi lunghi e problemi di accessibilità
Per alcuni utenti leggere testi lunghi su uno sfondo scuro diventa difficile e fastidioso. Il testo chiaro su sfondo scuro infatti può apparire sfocato, generando l’effetto aloni. Una cosa del genere:
2) Impatto comunicativo, psicologico ed emotivo
C’è una psicologia dietro ai colori, non dimentichiamocelo. Un’interfaccia troppo scura in alcuni casi potrebbe trasmettere una percezione del brand diversa da quella che si vorrebbe comunicare. Addirittura, l’identità del brand stessa potrebbe arrivare diversamente. Quando parliamo di percezione, infatti, stiamo parlando di realtà: semplicemente perché per quelle persone la verità sarà solo quella che percepiscono. Insomma: il bianco di solito trasmette pulizia, semplicità, chiarezza e purezza. Se queste sensazioni e valori sono una priorità del brand, la modalità scura potrebbe limitare la loro comunicazione.
3) Alcuni elementi non sono compatibili con la modalità scura (quindi gli sviluppatori devono fare doppio lavoro)
Quando si sviluppa un sito e si inseriscono gli elementi grafici e scritti al suo interno, spesso non si pensa subito a come appariranno questi in Dark Mode.
Il risultato potrebbe essere riduttivo e/o disorientante, con un impatto negativo sull’UX e sulla Brand Awareness. Sostanzialmente, elementi studiati per la modalità chiara, in modalità scura potrebbero non vedersi proprio, vedersi parzialmente o creare effetti estetici paragonabili a un pugno nell’occhio.
I possibili risultati?
Doppio lavoro per chi sviluppa il sito (perché deve creare e inserire elementi adatti alla modalità scura) e danni di reputazione per brand che pubblicano siti con un’esperienza utente approssimativa in Dark Mode: fattore che può portare ad abbandoni, i quali regalano traffico e conversioni ai competitor.
Come Google vede la Dark Mode
A proposito di traffico e conversioni, entriamo nel vivo della parte più tecnica di questo articolo. Allora, intanto c’è da dire che Google in persona dichiara che la modalità di visualizzazione di un sito non influisce direttamente sul suo posizionamento nelle pagine di risultato… ma ci sono 3 ma.
1) Occhio alla leggibilità e all’accessibilità
La leggibilità è un fattore cruciale per gli algoritmi dei motori di ricerca, così come l’accessibilità per utenti con problemi visivi. Se un sito è scarsamente leggibile in Dark Mode o il contrasto è insufficiente – come dicevo poc’anzi – aumentano le probabilità che il sito venga abbandonato. Così aumenta la frequenza di rimbalzo: un fattore che Google interpreta come “esperienza utente scadente”. E allora il sito può essere penalizzato.
2) Velocità di caricamento
L’implementazione della Dark Mode non dovrebbe appesantire il sito. Ma se si utilizzano file CSS aggiuntivi o script complessi per gestire il passaggio tra modalità chiara e modalità scura, la velocità di caricamento del sito web potrebbe risentirne. Google premia siti veloci, quindi meglio evitare di sottovalutare la pulizia e l’efficienza del codice necessario.
3) Ottimizzazione degli elementi per la Dark Mode
Come accennato, alcuni elementi (come le immagini) potrebbero avere bisogno di versioni specifiche per la modalità scura. Questo andrebbe evitato per non appesantire il sito.
5 consigli per implementare la Dark Mode in modo intelligente lato SEO
Concludiamo con qualche piccola dritta per implementare la modalità scura con il minimo sforzo a lungo termine e la massima resa per evitare i problemi di SEO appena visti:
- Utilizza la media query “prefers-color-scheme“. Così il sito si adatta automaticamente alle impostazioni di sistema dell’utente, offrendo la modalità scura solo a chi la preferisce.
- Offri un’opzione di switch manuale tra modalità chiara e modalità scura.
- Non trascurare la modalità chiara. Non c’è male senza bene, non c’è ombra senza luce.
- Testa la leggibilità in Dark Mode. Puoi farlo con strumenti come WebAIM’s Contrast Checker e simili.
- Analizza il comportamento degli utenti. Usa strumenti come Analytics per capire se la Dark Mode sta migliorando o peggiorando l’esperienza degli utenti sul tuo sito. Tieni d’occhio il tempo di permanenza e il tasso di rimbalzo: entrambi dipendono anche e soprattutto da altri fattori, ma se analizzi nei tempi giusti, potresti individuare se il problema (o il vantaggio) dipende dall’implementazione della modalità scura.