Uno sviluppatore web interroga un modella di AI generativa per farsi scrivere codici, per farli controllare e modificare. Se ne sta lì nel buio della sua stanzetta, sulla sua sedia da gamer – curvo pure se potrebbe appoggiare la testa – a digitare, digitare… tic-clic tic-tic tic-clic clic… e appare un fantasma: si chiama “sostituzione“.

Il nostro sviluppatore web ormai sente che la sostituzione è là dietro: cosa può fare? Innanzitutto decidere se crederci o no. E in base a questo, potrà fare finta che non esista, potrà riderle in faccia, oppure inizierà a vederla ovunque. O a pensare che ce l’abbia proprio con lui.
Ma invece di un fantasma potrebbe considerarla uno spettro.
Così, lo sviluppatore web, passerà dagli estremi della fantasia alle sfumature di una realtà dove le domande non si riducono a risposte sì/no, vero/falso, amico/nemico, minaccia/opportunità. Dove si osserva e si ragiona in mezzo a questi limiti. Così lo spettro “sostituzione” cambierà nome, sfumerà, scomparirà… o meglio: si trasformerà in consapevolezza, scelte e azioni.
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Che cosa sa fare l’AI generativa al posto di uno sviluppatore web?
Quindi andiamo sul concreto. L’AI generativa ormai è pane quotidiano di sviluppatori solitari, di squadre aziendali e di PMI che vogliono abbattere i costi dei professionisti. Ci sono un sacco di strumenti, assistenti, e modelli open source addestrati su miliardi di dati e librerie che sono in grado di generare codice in tempo reale. Bastano pochi secondi e un semplice prompt per avere uno snippet di codice, documentazione automatica, test unitari e funzioni complete.
Roba che gli sviluppatori junior ci mettono ore a scrivere. Molto si può automatizzare in serenità, almeno quando abbiamo a che fare con funzioni semplici o con la risoluzione di problemi standardizzati.
Altrimenti bisogna avere esperienza sul campo e competenze solide, che entrano in gioco nella personalizzazione di un modello di AI generativa, nell’uso integrato di un set di AI, nell’articolazione dei prompt e nel monitoraggio dei risultati.
In quest’ottica già lo spettro della sostituzione si sfuma: lo sviluppatore web quindi diventa il punto di contatto con gli altri esseri umani e diventa un supervisore di AI, sulle quali impone il suo tocco.
Dove l’AI generativa serve a uno sviluppatore web… e quando diventa un ostacolo
L’AI è imbattibile sulla velocità. Quando si tratta di operazioni ripetitive, codice boilerplate o anche solo dello scheletro di un progetto, nessun umano è più rapido di un’AI generativa: perfetta per generare test unitari di base, proporre refactoring su funzioni complesse, creare template di API REST e correggere errori di sintassi.
Se il lavoro è noioso e ripetitivo, l’AI è molto utile a uno sviluppatore web.

Ma quando il gioco si fa complicato, l’AI generativa da sola inciampa facilmente. Prendiamo ad esempio un’applicazione già fatta, con le sue logiche personalizzate, con la sua architettura e che è concepita per seguire regole di business e identità, dove queste si manifestano nelle funzioni, nell’UX e nell’UI. Se c’è qualcosa che non funziona, affidarsi al Copilot e a ChatGPT è come giocare a testa o croce.
L’AI generativa può dare risultati credibili ma sbagliatissimi
Una delle trappole più pericolose quando si usa l’AI nello sviluppo web è il rischio di ricevere risposte convincenti ma completamente sbagliate. Questo non succede solo nelle allucinazioni testuali e contenutistiche. Ma proprio nella scrittura, nella lettura e nella rielaborazione di un codice.
La forma può sembrare corretta, ben indentata, con nomi di variabili coerenti e con commenti pertinenti. Ma sotto la superficie si nascondono bug, errori logici e mancanze di contesto che uno sviluppatore web inesperto potrebbe non notare subito: parecchio insidioso, eh?
Un errore visibile lo correggi. Un errore ben confezionato invece ti disorienta e rischia di finire in produzione… col rischio di fare figuracce, rovinare la lavorazione e la propria reputazione professionale.
C’è pure il grosso rischio di adagiarsi
Non tutti hanno l’indole ad agiarsi. Ma notoriamente il cervello di chiunque si impigrisce se lascia fare troppo tutto all’AI. Anche se lo fa in nome della produttività. Accettare suggerimenti senza pensare e ridurre al minimo il ragionamento critico per dedicarsi ad altro è allettante.
A lungo andare però può diventare un problema senza nemmeno che te ne rendi conto. Se l’AI generativa diventa il tuo pilota automatico in ogni tua lavorazione e progetto personale, atrofizzi la tua capacità di analisi, di risoluzione dei problemi e perfino di scrittura manuale del codice.
Un rischio che non puoi correre da sviluppatore web che vuole rimanere tale e competitivo. L’AI generativa infatti si evolve in fretta e più diventerà fruibile per i non addetti ai lavori, meno lavoro avrai tu. Quindi dovrai continuare a differenziarti: ma come? Mantenenedo le tue competenze (perché ti servono anche se usi l’AI) e sviluppandone altre.
Lo sviluppatore web diventa anche ingegnere del prompt e architetto ibrido
Chi si adatta è insostituibile. Questo vale anche per copywriter, grafici, videomaker, social media manager, marketer e pubblicitari vari. Lo sviluppatore web rimane sempre lui, lei: con la sua testa capirà il contesto, con il suo sguardo e le sue competenze gestirà la lavorazione, con le sue doti umane ascolterà e parlerà con clienti e colleghi.
Ma deve anche sapere come si parla alle macchine e come si interrogano per ottenere i risultati migliori e più affidabili. Lo sviluppatore web deve saper comandare i modelli di AI, strutturando i prompt giusti e le personalizzazioni.
Fare questo rientra in una professione chiamata Prompt Engineer, che è già figura specifica in alcune aziende, che ti arricchisce il curriculum e che puoi esercitare con lavori online saltuari, come quelli su Upwork e su altre piattaforme.
Il developer ibrido: non solo un nuovo nome per vendersi
Allo stesso modo emerge la figura del developer ibrido: un architetto di codici e strutture, che non solo integra l’AI nel suo flusso di lavoro. I flussi di lavoro li crea proprio, automatizza la documentazione e usa modelli open source personalizzati al meglio che può. Quindi orchestra le macchine mettendoci le sue competenze originali.
Sembra una sottigliezza semantica, ma c’è tanta differenza tra uno sviluppatore che lavora in maniera classica facendosi aiutare dall’AI (senza magari che colleghi, capi e clienti lo sappiano) e uno sviluppatore web che dichiaratamente è competente nell’usarla a vantaggio suo, dei tempi e della qualità della lavorazione. Il primo è un ibrido ambiguo: sostituibile. Il secondo è un professionista qualificato, diretto e rispettato.
Come non farsi sostituire dall’AI
Oltre i concetti sfumati, bilanciati e propositivi, rimane una realtà cruda.
Qualsiasi imprenditore o dirigente stacanovista, con un po’ di iniziativa e studio può arrivare a usare sistemi di AI per fare a meno di sviluppatori web. Anche se li rispetta. O quantomeno può tagliare tanto i costi relativi. E ha sempre più possibilità di farlo, via via che aumentano le capacità di automazione e la facilità di fruizione delle varie AI.
Ovviamente c’è sempre cliente e cliente. Lo stesso imprenditore, se si trova davanti uno sviluppatore web che lo convince che le AI possono sbagliare senza che lui se ne accorga (perché non è uno sviluppatore), magari avrà lavoro. O potrà diventare un suo collaboratore per altri progetti, magari entrando pure in altri ruoli. Chi sei e come ti approcci agli altri professionalmente e umanamente farà sempre la differenza.
Se invece sei un pipistrello di caverna che vuole solo ricevere la commissione e farla perché è bravissimo… aumenta gli strumenti che hai a disposizione: perché fuori dalla caverna c’è chi li sta già sfruttando.
Alcuni consigli per non rimanere al palo
- Specializzati in Prompt Engineer.
- Sperimenta con gli strumenti di AI (senza impigrirti).
- Aggiornati sui modelli open source
- Non dimenticare mai le basi di logica di programmazione, la capacità di ragionare su architetture complesse e solide e le conoscenze di UX.
- Specialmente pensare all’esperienza dell’utente, e inquadrarla in un determinato contesto, ti fa ascoltare di più le persone, ti porta a pensare alla loro percezione, alla tua… quindi rimani con i piedi per terra: senza pensare troppo per algoritmi, o per spauracchi estremi… tipo il fantasma/spettro “sostituzione”!