scienziati che sviluppano persona creata con intelligenza artificiale

È possibile creare persone con intelligenza artificiale?

Per rispondere a questa domanda parliamo di percezione. Trattiamo il tema dei dati personali, sui quali si basano i gemelli digitali e gli avatar intelligenti: tecnologie di AI sempre più capaci di riprodurre digitalmente una persona vera, che offrono prospettive interessanti e scenari preoccupanti. Così andremo a riflettere sul rapporto impresa/cliente e delle loro rispettive responsabilità nella creazione di persone con intelligenza artificiale.
12 Novembre 2024

Creare persone vere e proprie con intelligenza artificiale oggi non è possibile. Siamo parecchio lontani da una realizzazione fisica, che da un certo punto di vista non accadrà mai. Ma oggi già accade da un punto di vista percettivo. Ed è la percezione che crea gran parte della realtà.

Esistono attualmente due tecnologie già in grado di creare rappresentazioni digitali che simulano comportamenti, emozioni e tratti distintivi di una persona reale. Non parliamo solamente di programmi o software che rispondono meccanicamente a comandi, ma di intelligenze artificiali sempre più sofisticate che danno la percezione di stare parlando con una persona.

Percezione, sentita maggiormente da chi è più solo o meno istruito tecnologicamente.

Da una parte abbiamo gli avatar intelligenti, utilizzati per interazioni immediate e specifiche. Dall’altra abbiamo i gemelli digitali: rappresentazioni dettagliate di persone reali aggiornate in tempo reale.

Cosa sono esattamente e perché queste tecnologie stanno prendendo piede?

manichino donna capelli corti con riflessi blu e viola

Avatar intelligenti e gemelli digitali: persone create con l’AI

Gli avatar intelligenti sono rappresentazioni digitali, solitamente di tipo grafico o animato, progettate per interagire in tempo reale con gli utenti.

Alimentati da modelli di linguaggio naturale e algoritmi di machine learning, questi avatar possono potenzialmente:

  • capire il contesto di una domanda,
  • comprendere la domanda anche se espressa in forma colloquiale o complessa,
  • fornire assistenza precisa rispetto alla domanda,
  • parlare simulando comportamenti umani.

I gemelli digitali invece sono repliche virtuali altamente dettagliate di oggetti, processi o di persone creati per monitorare e simulare condizioni reali in tempo reale. Spesso sono usati in AR e VR.

Nel caso dei gemelli digitali umani, queste rappresentazioni sono aggiornate continuamente con dati biometrici, comportamentali e ambientali, permettendo di replicare lo stato di salute o di studiare le risposte a specifici stimoli. Si utilizzano principalmente in ambito medico.

Prospettive interessanti e scenari preoccupanti

In ambito sanitario, i gemelli digitali umani consentono simulazioni dettagliate dei pazienti per testare cure e terapie personalizzate. Nella formazione e nel lavoro, possono replicare risposte comportamentali, migliorando i percorsi di addestramento.

Gli avatar intelligenti applicati ai PNG dei videogame porterebbero l’esperienza di gioco a livelli mai visti. Oppure un’impresa potrebbe fornire servizi di assistenza personalizzati sul cliente investendo soltanto in un modello di AI. Un modello di intelligenza artificiale che dichiaratamente non è una persona, ma che ascolta e parla come tale pur se solo nei contesti per cui è programmata. Una “persona” con la quale è facile parlare perché sai che non ha una coscienza. Quindi non ti giudica, non ha la percezione del tempo come te, non si stanca mai e non ha bisogni.

Quindi ti risponde e ti ascolta sempre ogni giorno, fino a quando vuoi, a qualsiasi ora.

Da una parte può sembrare conveniente per tutti ed efficiente. Dall’altra, ci sono persone che già oggi si isolano e intrattengono relazioni con avatar intelligenti, magari anche pagando un’azienda alla quale hanno dato tutti i loro dati personali. Oppure l’azienda quei dati se l’è comprati.

robot ai ti guarda negli occhi

Ma quanti dati personali ci sono in giro?

Si stima già da anni che entro il 2025 il volume di dati digitali generati globalmente raggiungerà i 175 zettabyte. Ogni zettabyte è un triliardo di gigabyte. Non ci sono stime precise che attestano quanti di questi dati siano dati personali.

Ciò anche perché non abbiamo accesso diretto e controllo totale su tutti i dati che sono in giro e che ci riguardano… e che, anche se non abbiamo numeri precisi, possiamo contare in migliaia di miliardi di dati considerando l’utilizzo collettivo di set di servizi digitali su base giornaliera.

Organi di controllo, normative e sanzioni sono in grado di arginare totalmente la diffusione di avatar intelligenti digitalmente sempre più uguali a essere umani?

È reale e concreto il rischio di truffe e di manipolazioni dell’opinione pubblica. E proprio riguardo l’opinione pubblica:

Le persone sono in grado diffusamente di percepire la differenza tra una riproduzione digitale fatta con l’intelligenza artificiale o il video di una persona in carne ed ossa che si sta riprendendo dal vivo?

La risposta a entrambe le domande spesso è no, perché queste tecnologie stanno prendendo piede più velocemente della burocrazia e della consapevolezza di tutti.

Ma perché creare persone con l’intelligenza artificiale?

Ci sono tante risposte, alcune delle quali filosofiche. Ma, come si fa nel marketing, qui guardiamo desideri e necessità intime legate al mercato: tutti vogliono risparmiare tempo, energie e soldi.

Gli utilizzi delle tecnologie di intelligenza artificiale che fanno tanta gola quindi sono quelli che automatizzano processi lunghi, faticosi e costosi… come può essere il rapporto col pubblico. Diciamocelo: tra i lavori più stressanti ci sono quelli dove si interagisce tutto il giorno con il pubblico.

telefoni rossi appesi

Chi per esempio lavora al servizio clienti di una qualsiasi impresa onesta può essere disumanizzato in più modi dall’aggressività e dall’ignoranza di alcuni clienti. Ma non tutti sono incivili. Infatti, al di là di casi estremi specifici, è giusto che un cliente abbia la percezione che qualcosa gli sia dovuto perché lo paga. Perché ci investe, soprattutto in termini di aspettative. Aspettative che si crea pure chi deve decidere se investire o no.

Allora, comprensibilmente, un cliente si aspetta diversamente o di più rispetto a quello che l’impresa può offrire in termini di prestazioni, servizi e condizioni.

Su zone grigie, il gioco di percezioni disallineate genera reclami e lamentele ingiustificate, richieste e pretese extra o domande non necessarie perché magari si trovano risposte scritte dettagliate in un’apposita sezione FAQ.

Un sistema che rallenta la produzione, stressa il personale e che costa: un circolo senza risoluzione se non con un compromesso a favore del cliente.

Il cliente ha sempre ragione?

Una massima che si dice da più di un secolo e che in parte continua a valere pure nel 2024, in tempi complessi dove abbiamo tecnologie che prima erano fantascienza. Ieri come oggi, dai clienti dipende l’impresa.

Ma oggi, meno di ieri, è più facile prevedere l’obsolescenza di quest’affermazione.

Con la spinta globale dei servizi e dei prodotti verso la personalizzazione si può intravedere già un futuro prossimo in cui gli individui si sentiranno sempre più valorizzati come tali dalle soluzioni digitali basate su AI. Questo perché sono modellate su tantissimi dati che li riguardano direttamente.

In questo modo il cliente continuerà ad avere sempre ragione, perché gli basterà solo crederlo. Così cambiano gli equilibri nel rapporto di dipendenza tra cliente e impresa, così come la percezione che il cliente ne ha. Se un cliente per esempio si rapporta con un avatar digitale che ha un aspetto che gli piace e che interagisce con modi che gli sono familiari, sarà ben disposto ad accettare quello che gli viene detto e farselo piacere. Oppure, banalmente, a perdersi nell’interazione con l’avatar.

Quindi la possibilità che si creino persone con intelligenza artificiale può dipendere da tutti

Da una parte le aziende possono avere necessità produttive, che è più facile soddisfare attraverso l’automazione. Automazione che in questo caso porta a rappresentazioni di persone per ricreare la percezione di contatto umano. Ma un’impresa può comunque automatizzare alcuni processi senza creare illusioni, così come può da queste stesse tecnologie di AI, generare opportunità di guadagno attraverso la formazione del personale e la trasparenza con i clienti.

Clienti che sono persone diverse tra loro e che possono scegliere. C’è chi è disposto e ha gli strumenti per comprendere cosa dà, cosa riceve, cosa vede e cosa succede, contribuendo a mantenere un bilanciamento nel mercato. C’è chi non ha gli strumenti e quindi potrebbero scambiare un avatar intelligente per una persona vera, contribuendo effettivamente a creare una persona con intelligenza artificiale, perché appunto la percepisce come vera.

E c’è chi lo lascerebbe credere pur di avere sempre quello che vuole, come lo vuole e quando lo vuole.

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