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I 5 agenti AI che rivoluzionano il marketing

L’intelligenza artificiale è alla ribalta e lo sviluppo degli agenti AI lo dimostra. Forse nessun professionista del digitale oggi può evitare di confrontarsi con queste tecnologie, nel bene e nel male. Per molti la questione sembra limitarsi a “uso o no ChatGPT?” ma oggi – se non lo sai – scoprirai che c’è molto di più delle solite IA generative.

E tantissimi team di marketing digitale (e non solo) in tutto il mondo ne stanno approfittando.

Ma cosa sono gli agenti AI?

Puoi cominciare con questo articolo sull’IA agentica per avere un quadro generale piuttosto esaustivo. Oppure accontentarti di una breve sintesi e di capire meglio attraverso le funzioni specifiche che seguiranno.

Diversamente dai semplici chatbot o strumenti di automazione tradizionali, gli agenti AI sono progettati per ragionare in autonomia a partire da un prompt complesso.

Un agente AI può:

mano robotica ferma tasselli agenti ai

5 piattaforme di agenti AI scelte per l’impatto che hanno nel marketing digitale

Per te potrà essere nuovo il concetto di IA agentica, ma sappi che attualmente ne esistono già centinaia. E naturalmente molte di queste sono altamente specifiche: quindi non tutte ci interessano nell’ambito del marketing digitale o sono sostenibili per le aziende.

Queste 5 IA agentiche le puoi iniziare a configurare e usare anche oggi, dopo aver letto questo articolo. Troverai una panoramica concreta: dalle soluzioni più leggere – ideali per realizzare grandi progetti di piccoli team – fino agli strumenti per aziende più strutturate, capaci di orchestrare interi reparti marketing in quasi totale autonomia.

1) Zapier Agents

Zapier è una piattaforma no-code nata per collegare tra loro migliaia di app web tra CRM, social media, email marketing, fogli di calcolo, helpdesk… l’anno scorso, Zapier introduce gli Zapier Agents: agenti AI personalizzabili che combinano modelli linguistici e automazioni classiche. Questi sono pensati per PMI, liberi professionisti e agenzie che vogliono creare assistenti digitali operativi senza avere competenze di programmazione.

2) crewAI

Un framework open-source nato per creare squadre di agenti AI collaborativi, ognuno con ruoli e competenze diverse. Questo è stato progettato per eseguire attività complesse (come ricerca, scrittura, revisione e verifica) coordinando diversi modelli linguistici come se fossero un vero team. crewAI viene utilizzato principalmente da startup, agenzie digitali e team indipendenti.

3) Retool Agents

Piattaforma low-code nata per creare applicazioni interne aziendali personalizzate. I suoi agenti AI sono pensati per integrarsi direttamente negli strumenti interni di un’organizzazione.

4) Microsoft Copilot Studio

Ovviamente pure la big-tech dice la sua sugli agenti AI, proponendoci l’evoluzione di Power Virtual Agents: parte dell’ecosistema Microsoft 365 e Power Platform. In sostanza permette di creare agenti AI personalizzati e integrati direttamente con Teams, Outlook, SharePoint e tutti gli altri strumenti del brand. Questi includono agenti AI capaci di operare in autonomia per lunghi periodi e che si attivano in base a eventi o date prestabilite.

5) UiPath Agentic Automation

Tra i leader mondiali dell’automazione di processi aziendali complessi, ha introdotto una suite che unisce agenti AI, robot software e operatori umani. Il tutto in un unico sistema orchestrato, che include la creazione di agenti AI personalizzati e strumenti per il coordinamento e la supervisione centralizzata.

Tutto bello ma…

Come al solito tocca cercare di evitare abbagli e fare i conti con altri aspetti della realtà: più scomodi ma convenienti sul medio e lungo termine. Oggi abbiamo assaggiato le potenzialità degli agenti AI che stanno già cambiando il modo di lavorare di migliaia di organizzazioni, grandi e piccole, inclusi team indipendenti. E così possiamo sognare, credendo che il nostro progetto nel cassetto si potrà realizzare grazie agli agenti AI, che le cose saranno più semplici, che lavoreremo tutti di meno e meglio.

In parte domani mattina potremmo non avere un brutto risveglio: potremmo vedere che effettivamente si possono raggiungere questi obiettivi, anche se bisogna scornarsi e sudare più di quello che si era previsto.

Ma il problema non è domani mattina: è appena dopodomani, forse.

I rischi dell’adozione massiva degli agenti AI

Non esiste nulla di virtuale che non parta da una base fisica. Può sembrare scontato ma è molto facile dimenticarlo. Sul piano energetico e ambientale già i semplici modelli di intelligenza artificiale hanno costi da tenere in seria considerazione. Per capirci: i data center europei assorbono tra le 45 e le 65 TWh all’anno, e questi consumi tenderanno ad aumentare.

Stiamo parlando di quasi il 3% dell’energia necessaria ad alimentare tutta l’Europa per un anno.

Non è un numero enorme, ma considerando l’uso ricreativo o inconcludente che spesso si fa dell’IA, questa cifra assume tutto un altro aspetto e ci apre un interrogativo: in un mondo che dovrebbe cercare di risparmiare e limitare i consumi, ha senso favorire l’adozione di massa di strumenti che consumano sempre di più?

Qui nessuno vuole fare un’ipocrita caccia alle streghe: tutti utilizziamo l’IA di tanto in tanto. Neanche vogliamo diventare ciechi e assolutisti.

Perché allora porsi questa domanda (un po’ moralista)?

Perché dobbiamo essere pronti a quello che ci aspetta. Se dopodomani ci si renderà conto che l’IA è insostenibile energeticamente, e ne verrà limitato il consumo, oggi non vale la pena esserne dipendenti per lavorare.  Piuttosto, cerchiamo di ottimizzare il loro uso.

Un po’ come chiudere l’acqua della doccia mentre ci si insapona: la doccia la fai uguale, ma almeno limiti gli sprechi.

Rischi cognitivi e culturali dell’uso scriteriato di agenti AI

Il mondo non è solo quello esterno. All’interno di ognuno di noi c’è un universo che si nutre continuamente di stimoli cognitivi e culturali.

Un utilizzo scriteriato di agenti AI, può ridurre la memoria e la capacità di attenzione, creando una dipendenza cognitiva e riducendo l’elasticità mentale. Nei team di marketing questo potrebbe tradursi in un appassimento creativo e un calo di senso critico. Inoltre – visto che l’ambiente digitale è caratterizzato da ogni componente che vi immette contenuti – se tutti gli output sono artificiali, il linguaggio si appiattisce e le strategie comunicative diventano omologate e asettiche.

Perciò, se vuoi usare questi strumenti, è molto importante che tu li usi come tali e mai come sostitutivi. Altrimenti ci rimetti tu stesso, il tuo team e il tuo ambiente.

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