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Regolamentazione intelligenza artificiale: OpenAI dice la sua

L’AI – sebbene la potenziale battuta d’arresto dovuto all’adozione massiva di dati sintetici – progredisce di continuo nella tecnica, mentre nuovi modelli da tutto il mondo spuntano come funghi incoraggiati da una competizione serrata: ma l’intelligenza artificiale si sta evolvendo anche nella sua regolamentazione?

In contrasto a un mercato digitale più globalizzato rispetto ai rapporti internazionali, dipende da paese a paese. In UE ci sono i tentativi più forti di regolamentazione etica, di privacy e sicurezza (come il Digital Service Act). Negli States la priorità ce l’hanno dichiaratamente gli affari. In Asia ci sono tantissime sfumature, realtà e approcci misti, che spesso non conosciamo bene. Quindi ci sono tante zone grigie dove a farsi avanti possono essere anche le stesse big tech.

Specie se diventa occasione di entrare nel merito di decisioni economiche e politiche rilevanti.

Così OpenAI dice la sua, con alcune proposte di regolamentazione: ma in quale contesto le propone? Quali sono queste proposte e quali sono i loro scopi?

Il contesto globale della regolamentazione dell’intelligenza artificiale

I tentativi di stabilire normative vengono da ogni dove, per motivi diversi. Ma (realmente o di facciata) ci si trova fondamentale d’accordo sul fatto che servano regolamentazioni comuni sulla privacy e sulla sicurezza.

Lo abbiamo visto all’AI Safety Summit, tenutosi nel novembre 2023 a Bletchley Park, nel Regno Unito.

Questo evento ha riunito partecipanti di tutti i continenti tra leader, esperti di tecnologia e rappresentanti di aziende. Tutto con lo scopo di discutere le sfide legate all’intelligenza artificiale avanzata e alla sua regolamentazione.

Un evento storico, che tra i suoi risultati annovera la Dichiarazione di Bletchley: un accordo internazionale firmato da 28 paesi che sottolinea la necessità di cooperazione tra governi e aziende per garantire che l’IA venga sviluppata e utilizzata in modo sicuro, affidabile e trasparente.

Le proposte di OpenAI per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale

In questo clima apparentemente costruttivo e propositivo, OpenAI delinea una serie di proposte per regolamentare lo sviluppo e l’implementazione dei modelli avanzati di AI. Linea che ha come direzione dichiarata quella di strutturare un quadro normativo innovativo e allo stesso tempo etico, sicuro, ecc… ma il nocciolo della questione sembra la ricerca di un appoggio del Governo USA per difendersi.

Uno dei documenti più rilevanti che ti rende meglio l’idea è l’Economic Blueprint, pubblicato da OpenAI nel gennaio 2025.

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Crediti: OpenAI

In questa proposta, l’azienda sottolinea l’importanza di un sostegno governativo più strutturato per mantenere il vantaggio competitivo degli Stati Uniti nel settore dell’intelligenza artificiale. Secondo OpenAI, infatti, gli investimenti pubblici sono fondamentali per evitare che lo sviluppo di tecnologie avanzate venga monopolizzato da poche aziende o che si sposti verso altri paesi, come la Cina, dove l’approccio alla regolamentazione è meno restrittivo. Quindi in sostanza “avverte” gli USA che – se non appoggiano OpenAI – lasceranno spazio alla Cina.

La minaccia DeepSeek determina le proposte di OpenAI

Cina dalla quale è arrivata DeepSeek, che OpenAI accusò pubblicamente (ma informalmente) di plagio, ma che soprattutto fece crollare NVIDIA in borsa, dimostrando – sostanzialmente – che l’AI può essere più economica. Ma, giustamente, anche troppo sfuggente e pericolosa. Non sorprende, quindi, che tra le proposte di OpenAI ci sia proprio la necessità di regolamentare le infrastrutture critiche dell’AI, come:

Il piano sulle “AI di frontiera”

Poi, OpenAI ha ribadito l’importanza di un maggiore controllo sui modelli di IA di frontiera. Parliamo delle tecnologie più avanzate che potrebbero avere un impatto significativo sulla società, se non gestite bene. La proposta concreta, consiste nella creazione di un organismo indipendente incaricato di valutare e certificare il rispetto della privacy e la sicurezza di questi modelli prima che vengano rilasciati sul mercato.

Ma da chi è composto questo “organismo indipendente”? Ancora non si sa.

Sam Altman, CEO OpenAI

Quello che è certo è che oggi OpenAI ha già il suo Comitato per la Sicurezza e la Supervisione che sulla carta opera in maniera indipendente dall’azienda, ma che è composto da:

Tutti presenti anche nel Consiglio di Amministrazione dell’azienda.

Le proposte di regolamentazione dell’intelligenza artificiale in ambito sicurezza

Oltre a chiedere appoggio governativo e proteggersi, OpenAI, propone anche la creazione di meccanismi di tracciabilità e certificazione per i contenuti generati dall’IA. Con la crescente diffusione delle truffe, dei deepfake e della disinformazione, è un passo cruciale per aiutare utenti e piattaforme a distinguere tra contenuti autentici e artificiali. Contestualmente OpenAI promuove partnership con altre aziende e istituzioni accademiche:

Perché interessa tanto la regolamentazione dell’intelligenza artificiale?

Perché la pura evoluzione tecnica da sola è scriteriata e perché la regolamentazione apre a una più ampia visione di progresso tecnologico. Ma basta questo a rispondere? Ovviamente no.

L’intelligenza artificiale affascina, incuriosisce, appassiona, abbaglia, assiste, velocizza, ottimizza; l’intelligenza artificiale spaventa, illude, sostituisce, appiattisce, ruba, mente. A volte ci sembra di avere a che fare con qualcosa di assolutamente rivoluzionario, di trovarci spaesati e in una zona grigia, senza soluzioni se non estremi utopici o distopici. Poi, però, forse ci bastano un piccolo aneddoto e una semplice riflessione per chiarirci meglio.

La fotografia ha ucciso la pittura?

Nel 1839 il pittore francese Paul Delaroche vide per la prima volta un dagherrotipo: sai cos’è? Parliamo di una lastra metallica argentata dov’è è impressa un’immagine catturata dalla realtà: in sostanza, la prima forma di fotografia commerciale. Trovandosi di fronte a una tecnologia allucinante per quello a cui era abituato, disse: Da oggi la pittura è morta.

Dettaglio dell’opera “Napoleone abdica a Fontainebleau” di Paul Delaroche (1840)

Tosta come dichiarazione, vero? Ma comprensibile. Immagina un mondo dove gli unici modi per rappresentare qualcosa che gli altri non possono raggiungere è dipingerla, disegnarla, scolpirla o farla immaginare attraverso la scrittura. Quindi lui vide la fotografia come minaccia assoluta per la pittura, ma sappiamo perfettamente come è andata: sono nate correnti di pittura che hanno rivoluzionato l’estetica, dando un contributo alla cultura ben meno didascalico di “copie” della realtà, spesso votate pure a forme di adulazione e clientelismo.

E, in più, grazie alla fotografia puoi vedere le sue opere sullo schermo di un pc o di uno smartphone. Cosa che non necessariamente sostituisce la fruizione dell’opera: magari può favorirla.

Da questo aneddoto possiamo bilanciare le visioni più pessimistiche e assolutiste che riguardano gli sviluppi dell’intelligenza artificiale.

Ma non ci basta ancora.

L’intelligenza artificiale è nostra figlia

Di tutte le tecnologie mai concepite dall’essere umano nella storia, l’AI è quella che sentiamo di più come nostra figlia. Quindi è normale che ci importi ancora di più che “si comporti bene” e che “cresca sana”. Attraverso le reti neurali, stiamo ricreando alcuni meccanismi del cervello umano… ed è un solo esempio dei livelli a cui siamo arrivati, e neanche il più sorprendente.

Il passo verso la creazione di persone con l’AI, ovvero di “individui” che affermano una propria “identità”, non è così lontano dall’accadere.

Quindi, con l’esempio della fotografia possiamo riflettere sulla molteplicità dell’impatto di una tecnologia, che non sempre è devastante e assolutizzante; ma dobbiamo tenere presente che stiamo avendo effettivamente a che fare con la nascita di “creature” che dobbiamo nutrire ed educare con attenzione. I rischi sono tanti, quanto le opportunità.

Così la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, diventa un compromesso da stabilire così come sono stabilite le leggi in tutte le epoche. E noi, oggi, stiamo assistendo a tutte le fasi di questo processo irregolare, contraddittorio, che ci lascia col fiato sospeso e pieni di interrogavi.

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