Ascoltare musica con la convinzione che aumenti la produttività mentre si lavora è diventato quasi un riflesso automatico: cuffie, laptop, playlist e si vola.
C’è chi lo fa per isolarsi e ritrovare la concentrazione, chi per motivarsi ed entrare nel mood di lavoro, e c’è anche chi la ascolta per trovare ispirazione. Però, dietro questa abitudine diffusissima e popolarmente riconosciuta come “efficace”, emerge una domanda che vale la pena porsi: la musica aumenta davvero la produttività o è solo una sensazione?
Io ad esempio – che vi scrivo questo articolo – preferisco il silenzio.

Ma, alla ricerca di risposte, abbiamo scoperto che alcuni studi dimostrano benefici reali sulla motivazione, sull’umore e sulla gestione dei rumori esterni. Altri studi invece sottolineano che in certi tipi di lavoro la musica può sottrarre risorse cognitive e rallentare le prestazioni. Vediamo meglio.
Cosa succede nel nostro cervello quando ascoltiamo musica durante un’attività lavorativa
La musica stimola diverse aree cerebrali – dal sistema limbico alla corteccia prefrontale – e ciò ha un impatto diretto sulla concentrazione, sul rendimento e sulla qualità del lavoro svolto.
Attivazione dopaminergica
La musica che ci piace attiva il circuito ricompensa nel cervello, con rilascio di dopamina. La dopamina ci eccita, aumenta la nostra motivazione: quindi può rendere più facile l’inizio di un compito quando ci sentiamo stanchi e svogliati. Infatti la musica piacevole attiva un meccanismo di gratificazione simile a una scorpacciata di buon cibo e a una bella notte sotto le lenzuola.
(fonti: The transformative power of music: Insights into neuroplasticity, health, and disease e Dopamine modulates the reward experiences elicited by music).
Anche noi abbiamo una “RAM”: la musica con testo può appesantirla
Anche se non siamo computer, pure noi umani abbiamo una sorta di “RAM”: ovvero una memoria di lavoro cognitiva del cervello. Ecco: in compiti che richiedono elaborazione verbale o logica, l’ascolto di musica con testo può pesare su questa nostra RAM.
Musica contro rumore
Il cervello impiega più risorse per ignorare rumori imprevedibili (come conversazioni o una porta che sbatte) rispetto a un sottofondo costante e regolare. Quest’ultimo può diventare una barriera per ritrovare il focus in ambienti rumorosi o per lavorare meglio da casa.
La musica influisce sui nostri ritmi fisiologici
Battito cardiaco, respirazione, attivazione del nostro corpo: la musica lavora su questi e altri fronti e lo sappiamo da sempre. Oltre la scoperta dell’acqua calda, vi invito a considerare che con la scelta dei BPM potete aiutarvi a trovare una stabilità… o ad agitarvi!
Quando la musica aumenta davvero la produttività
- Lavori ripetitivi e procedurali: operazioni come data entry, impaginazioni semplici, editing video preliminare, pulizia file, gestione mail e compiti di routine.
- Attività creative a basso conflitto cognitivo: quando c’è bisogno di stimolare idee e liberare l’immaginazione, tracce strumentali sono particolarmente efficaci.
- Per isolarsi in ambienti rumorosi: come abbiamo visto poco sopra.
- Quando ci fai l’abitudine: eh sì, la musica ha maggiori possibilità di aumentare la tua produttività se la ascolti regolarmente mentre lavori, se quindi abitui il tuo cervello ad associare musica e lavoro.
Quando la musica invece riduce la produttività
- Compiti complessi: scrittura tecnica o SEO, programmazione, analisi dati, pianificazione strategica, problem solving avanzato…
- Quando la musica ha dei testi: seguire due flussi linguistici contemporaneamente disperde le nostre energie cognitive.
- Brani troppo emozionali: ti è mai capitato di fomentarti o scoppiare in lacrime mentre fai il mockup di un sito web? Non c’è nulla di particolarmente eroico o struggente… hai solo scelto una musica che ti distrae.
Non tutti reagiamo ugualmente alla musica: i 3 fattori personali che entrano in gioco
Anche quando le condizioni sembrano ideali o controproducenti, le reazioni di ogni singola persona potrebbero sorprenderci. Questo fattore non si può ignorare. Alcuni raggiungono un focus straordinario con un sottofondo leggero mentre altri hanno bisogno di bombardarsi per andare in tranche: ma da cosa dipende questo?
1) Personalità
L’introversione o l’estroversione si riflettono nelle proprie abitudini musicali e nei propri gusti. Questo crea dei condizionamenti che ci predispongono a lavorare con ottimi o scarsi risultati ascoltando musica di determinati generi con determinati volumi, ritmi e BPM.
2) Livello di esperienza
Banale ma preziosa informazione: più sei esperto in un compito, meno la musica ti disturba. In questa considerazione c’è uno spettro di variabili da osservare, ma in linea di massima se sei un principiante hai bisogno di più “RAM” mentale e quindi la musica di qualsiasi tipo potrebbe disturbarti.
3) Sensibilità sonora e umori del giorno
A proposito di spettri, ci sono persone neurodivergenti che sono più sensibili ai suoni rispetto al normale. E anche nella neurotipicità, si apprezzano sensibilità differenti. In più consideriamo che gli umori del giorno condizionano notevolmente le emozioni che proviamo in associazione alla musica.
A ogni compito la sua musica
Dopo aver fatto le doverose precisazioni di carattere soggettivo, rientriamo nel generale andando a indicare associazioni tipiche. Alcuni generi e caratteristiche sonore, infatti, risultano oggettivamente più adatte ad alcuni compiti. Detto questo, ricordate che una “musica produttiva” in generale non esiste, benché diverse playlist si spaccino come tali.
Musica per compiti analitici
Qui serve stabilità: niente testi e niente picchi emotivi. Perfetti ambient, minimal, lo-fi delicato, white noise o toni binaurali a basse frequenze. Questi suoni mantengono il cervello in linea senza attivare troppe aree cognitive.
Per compiti creativi
Quando devi generare idee è utile un sottofondo che accompagni l’immaginazione senza dominarla. Quindi bene musica elettronica soft, colonne sonore strumentali, jazz downtempo e brani leggeri di pianoforte.
(questa in realtà è ottima per giocare a D&D o per piangere con la pelle d’oca).
Musica per lavori ripetitivi
Qui è meglio sfruttare il ritmo, quindi preferisci playlist con BPM costanti tra 90 e 120, chillhop, deep house minimale… insomma qualsiasi cosa simile che aiuti il flow e favorisca la resistenza mentale nelle fasi monotone.
Come capire la musica migliore per aumentare la tua produttività in 4 passi
Abbiamo visto cosa succede biologicamente al cervello quando ascoltiamo musica, abbiamo visto fattori soggettivi che influiscono sugli effetti della musica su diverse persone e siamo ritornati a un’oggettività. Ora cerchiamo di racchiudere tutte queste informazioni in un protocollo che ti serve a rispondere a una domanda che probabilmente ti sarai fatto leggendomi: “la musica migliora davvero la mia produttività?”
1) Alterna le giornate
Isola la variabile sonora a giorni alterni e vedi nel tempo quanto ha influito. Non basta fare questo per capire se e quale musica aumenta la tua produttività, perché i fattori in gioco sono moltissimi. Ma intanto questa pratica ti può aiutare a dipingere il quadro di insieme.
2) Misura parametri concreti
Ogni giorno annota:
- velocità di esecuzione,
- errori o revisioni necessarie,
- energia mentale percepita,
- distrazioni subite,
- qualità del risultato finale.
3) Valuta la variabilità
Se con la musica migliori in almeno 3 parametri visti sopra, allora è un supporto. Se peggiori in 2 o più parametri allora è una distrazione. E se rimane tutto piuttosto invariato? L’effetto è neutro e allora la musica per te mentre lavori può essere un semplice piacere. Ma non fermarti qui: devi cambiare generi, compiti e le loro associazioni.
4) Ripeti il test con generi e con compiti diversi
In questo modo otterrai col tempo una mappa personalizzata e capirai quali generi musicali sono più adatti ad accompagnarti mentre lavori. Oppure – come me – capirai di preferire il silenzio mentre lavori e la musica quando svolgi scrittura creativa e pratiche simili.