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Copyright IA: cosa sta succedendo in UK?

Il conflitto tra copyright e addestramento IA oggi in UK è al centro del dibattito. Lo è ormai da mesi e la cosa non ci sorprende, dal momento che i modelli crescono di numero, varietà, provenienza; mentre i generatori di testo, immagini e video si fanno sempre più raffinati. La questione è spinosa in tutto il mondo, ma oggi in particolare in UK si lotta a suon di carte e proposte per evolvere la legge sul copyright col proposito di bilanciare i diritti dei creatori con le esigenze degli sviluppatori AI. Un proposito molto difficile da realizzare. E qui vediamo come si sta cercando di fare.

bandiera uk copyright bottiglia d'acqua seduta

Come è regolato oggi il copyright IA in UK?

In UK, il Copyright, Designs and Patents Act 1988 (CDPA) regola la protezione delle opere creative. Secondo questa legge, copiare una parte sostanziale di un’opera protetta senza autorizzazione è una violazione, a meno che non si applichi un’eccezione. L’attuale eccezione per il Text and Data Mining (TDM), prevista dalla Sezione 29A del CDPA, consente la copia di materiale protetto da copyright per analisi computazionale, ma solo per ricerca non commerciale.

In alte parole, oggi l’addestramento di modelli AI commerciali richiede licenze dai titolari dei diritti, ma si tratta di un processo spesso complesso e costoso che mette in difficoltà specialmente i piccoli artisti.

Le proposte del 2025 per il copyright IA in UK: eccezione con opt-out

Il 17 dicembre 2024, il governo UK ha avviato una consultazione pubblica – conclusa il 25 febbraio 2025 – per riformare il quadro del copyright nel contesto IA. La proposta principale è un’eccezione per il Text and Data Mining commerciale, che consentirebbe agli sviluppatori di utilizzare opere protette da copyright per l’addestramento AI, a meno che i titolari dei diritti non si oppongano tramite un sistema di opt-out.

Ma cos’è l’opt-out? In sostanza si tratta della possibilità data ai titolari dei diritti d’autore di richiedere esplicitamente l’esclusione delle proprie opere dai dataset utilizzati per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Ma è sempre possibile controllare utilizzi impropri? È semplice opporsi?

Le risposte sono – ovviamente – no. Non è così semplice né economico occuparsi di controllare ogni dataset in ogni momento.

Per arginare questo nelle nuove regolamentazioni si prevedono obblighi per gli sviluppatori di dichiarare i dati utilizzati e etichettare i contenuti generati da AI. Ad oggi (17 Aprile 2025), l’esito della consultazione non è ancora stato pubblicato, lasciando il settore in attesa di chiarezza sulla legge copyright IA. Ma come si sta muovendo adesso il dibattito?

Artisti VS sviluppatori: il dibattito sul copyright nell’addestramento delle IA

Da un lato gli artisti criticano il sistema di opt-out come ingiusto e impraticabile, sostenendo che pone un onere eccessivo sui piccoli artisti e rischia di violare trattati internazionali come la Convenzione di Berna. Dall’altro lato, gli sviluppatori IA sottolineano la necessità di accedere a dati di qualità per competere globalmente, avvertendo che regole restrittive potrebbero soffocare l’innovazione e favorire grandi aziende tech in grado di permettersi licenze costose. Questo scontro evidenzia la complessità di bilanciare protezione dei diritti e progresso tecnologico nella legge sul copyright IA.

La posizione degli artisti

In opposizione al sistema di opt-out proposto per il copyright IA in Regno Unito, per ora ci sono oltre 48.000 firme di artisti di spicco come Kate Bush, Paul McCartney, Björn Ulvaeus e Damon Albarn. Chi ha aderito alla petizione, considera l’opt-out ingiusto, poiché pone un onere significativo sui piccoli artisti, che potrebbero non avere le risorse per monitorare e opporsi all’uso non autorizzato delle loro opere.Inoltre, temono che l’addestramento delle IA senza consenso riduca le loro opportunità di guadagno, trasferendo ricchezza al settore tech. Alcuni critici, tra cui la regista Beeban Kidron, avvertono che l’eccezione (come accennavamo prima) potrebbe violare trattati internazionali come la Convenzione di Berna, quindi mettere a rischio la protezione globale dei diritti d’autore.

In questo clima di petizioni e proteste, spicca la produzione di album muti.

La posizione degli sviluppatori IA

Gli sviluppatori, supportati da organizzazioni come TechUK, sottolineano che un accesso semplificato a dati di qualità è essenziale per mantenere il Regno Unito competitivo nel settore dell’intelligenza artificiale. Regole restrittive sul copyright IA secondo loro rischiano di spingere le aziende a investire in giurisdizioni più permissive, come gli Stati Uniti, dove la dottrina del “fair use” offre maggiore flessibilità per l’addestramento.

O magari la Cina, famosa nel settore per aver sfornato un competitivo modello open-source chiamato DeepSeek, che lascia seri dubbi per quanto riguarda il rispetto dei dati personali e del diritto d’autore.

Le piccole e medie imprese, in particolare, potrebbero essere svantaggiate, incapaci di sostenere i costi delle licenze richieste dai titolari dei diritti. Inoltre, limitare i dati disponibili potrebbe portare a modelli meno efficaci o distorti. In effetti, già si sta passando ai dati sintetici, che potrebbero davvero mettere a rischio l’affidabilità (già incerta) delle risposte che danno i modelli di intelligenza artificiale aperti al pubblico.

I casi legali aiuteranno a definire le leggi sul copyright IA?

I contenziosi legali stanno giocando un ruolo chiave nel definire il futuro del copyright IA, così come è sempre stato nel processo di sviluppo legislativo, specie in zone grigie. Un caso emblematico è Getty Images vs Stability AI, in cui Getty accusa l’azienda di aver utilizzato oltre 12 milioni di immagini protette da copyright per addestrare il modello di intelligenza artificiale Stable Diffusion senza autorizzazione. L’esito di questa causa, pendente presso l’Alta Corte di Londra, potrebbe chiarire se l’addestramento AI con dati protetti violi effettivamente l’attuale legge sul copyright IA e in che misura. In questo modo si proverebbe a capire come regolarsi meglio. Il governo britannico però ritiene che attendere le sentenze non garantisca una soluzione tempestiva, la quale necessita di riforme.

Ma ci sono anche casi internazionali, come New York Times vs OpenAI negli Stati Uniti, che evidenziano la complessità globale del tema: che sia il caso di fare una legge mondiale sul copyright IA onde evitare migliaia di complicazioni specifiche tra paese e paese?

I casi legali come sempre aiutano a definire o modificare leggi. Anche in questo caso può essere così, ma il campo è piuttosto largo.

Confronto con altre giurisdizioni sul copyright IA

Ovviamente le sfide del copyright IA sono ovunque. Ti parliamo del Regno Unito perché è la patria di OpenAI e perché oggi è al centro dell’attenzione. Ma anche guardare cosa passa in sordina è utile… anzi, a volte è più illuminante di guardare dove fanno tutti.

In UE, la Direttiva sul Copyright del 2019 consente il Text and Data Mining commerciale con un sistema di opt-out, simile alla proposta britannica, ma ha suscitato le stesse critiche per la sua complessità e l’onere sui creatori.

Negli Stati Uniti, la dottrina del “fair use” potrebbe giustificare l’addestramento IA come uso “trasformativo”, ma oltre 30 cause legali, come New York Times vs OpenAI, lasciano il quadro incerto.

In Cina, la legge sul copyright, aggiornata nel 2020, protegge le opere creative per 50 anni dopo la morte dell’autore, ma non affronta esplicitamente l’addestramento IA. L’assenza di normative specifiche per il Text and Data Mining crea un ambiente permissivo, dove le aziende AI possono utilizzare dati protetti da copyright senza chiari obblighi di licenza, favorendo l’innovazione ma esponendo i creatori a rischi di sfruttamento.
Vuoto simile a quello che c’è anche in Russia, dove un emendamento del 2002 al codice penale punisce severamente le violazioni del copyright, con condanne fino a cinque anni, ma non regolamenta l’uso di dati per l’addestramento.

Cosa implicano per noi le regolamentazioni UK del copyright IA?

Nonostante le controversie queste regolamentazioni sono dei tentativi. Sono un’opera di compromesso, che non è ben chiaro ancora dove penda. Le ragioni da entrambe le parti (artisti e sviluppatori) hanno senso e dignità. E non a prescindere: è una questione di logica. E soprattutto in questo caso è forse più importante il messaggio: in Europa e in Regno Unito ci sono leggi discutibili riguardo al copyright nel contesto dell’addestramento IA. Ma quantomeno ci sono tentativi seri di regolamentazione, dove la gente può esprimersi, protestare ed effettivamente cambiare le cose.

Il nostro ruolo è sapere cosa sta succedendo e se vogliamo farci sentire. Sennò stare a vedere, quantomeno con consapevolezza. Aspettiamo di vedere come andrà a finire.

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